Winter in Patagonia: avventura lungo i sentieri del Sud
"In cammino in uno dei luoghi più remoti e leggendari del pianeta. Nella stagione più rigida dell'anno. Che offre, in cambio, il silenzio e la solitudine dei paesaggi scoperti dai primi esploratori."
Di Giovanni Moro in DOVE VIAGGI con foto di Giacomo Fè
Nel cuore della Valle dell'Ascencio, a metà del sentiero che conduce alla base delle Torres del Paine, Felipe Sunkel, 31 anni, trekker, alpinista e guida alpinistica, si ferma all'improvviso, alza la mano e punta l'indice: "Vedete quella radura? Lì, d'estate, ci saranno cento persone che fanno il picnic. E qui, su questo stesso percorso, si è costretti marciare in fila indiana come formiche. O come in coda al supermercato. Incredibile, no?" Oggi nella radura ci sono solo tronchi ricoperti da uno strato di 30 centimetri di neve appena caduta. E lungo l'intero tragitto che si sviluppa per circa 20 chilometri e richiede, in queste condizioni, oltre nove ore di cammino, non s'incontra più di una dozzina di trekker nell'arco dell'intera giornata. Sparpagliati e ben distanziati. Per vivere certi momenti bisogna scegliere la stagione giusta. E in Patagonia la stagione giusta, fatta di silenzi e solitudine, è l'inverno.
Patagonia: a piedi, tra cime spettacolari
Il viaggio a piedi in quell'estremo non solo geografico ma anche mentale che è la coda frastagliata del Sudamerica richiede, in chi lo intraprende nei mesi freddi, preparazione fisica, umiltà e la consapevolezza che ci si lancia in una piccola, grande avventura di esplorazione. Questa remota regione australe è regolata dalle leggi imponderabili del caso, della fortuna e dell'imprevedibilità. Qui, tutto può succedere, e cambiare, nell'arco di poche ore, o di minuti. Occorre predisporsi ad affrontare sentieri e dislivelli sotto l'ipoteca della costante mutevolezza del meteo; prepararsi magari a una magnifica giornata di sole e poi trovarsi a combattere con il vento gelido che sferza il viso o la neve pesante che rallenta ogni passo; rassegnarsi alla possibilità che la nebbia o una spessa coltre di nubi ostruiscano il panorama e nascondano le cime più spettacolari; ribaltare al mattino i programmi meticolosamente studiati la sera precedente. Ma in fondo, misurarsi con l'incertezza e con un certo grado di rischio è proprio quello che cerca chi decide di abbandonare la comoda estate boreale e partire per l'inverno del sud del Cile. Le emozioni con cui si viene ripagati valgono ogni minuto di attesa, ogni brivido di freddo. E la fatica di ogni passo percorso.
Incontri ravvicinati nel parco di Torres del Paine
Visitare il Parco Nazionale Torres del Paine, Patagonia cilena, "fuori stagione" offre, in compenso, la possibilità di fare incontri straordinari. Come quello con lo huemul(Hippocamelus bisulcus), il rarissimo e timido cervide in via di estinzione che compare sullo stemma del Cile ed è "monumento nazionale naturale": passeggia cauto e regale sul sentiero e si allontana solo quando il gruppo di umani si avvicina un po' troppo, travolto dall'entusiasmo di un rendez-vous così eccezionale. Più a monte, tra i rami e gli arbusti ne compare addirittura un'intera famiglia. A valle, invece, i puma non hanno timore di raggiungere quasi le strade deserte percorse da sparute automobili: perlustrano il loro territorio a caccia di animali, guanachi selvatici in particolare, di cui di tanto in tanto si trovano qui e lì teschi, femori e altri resti sui quali si sono alternati i protagonisti della catena alimentare locale. Dopo i puma, ci sono i condor e i caracara.